martedì 10 gennaio 2012

Lavoro che c'è, lavoro che non c'è...

La situazione generale dell’azienda per cui lavor(o/avo) è in netto miglioramento, pare.
E pare anche che stiano piano piano richiamando buona parte dei cassaintegrati.
Che per quanto mi riguarda, è un’ottima notizia.
Sono felice che qualcuno abbia cominciato questo nuovo 2012 con qualche buona novità davvero. Nonostante questo tempo, ma anche quello un po’ prima, mi sia servito per rendermi conto che un buon numero di persone collegato all’ambito lavorativo… mi ha deluso.
Ma in amore e in guerra, si sa, tutto è lecito. E la cassa integrazione… è un po’ una guerra.
Vale la legge “morte tua, vita mia”.
Io tendenzialmente… non verrò richiamata. O sarò, comunque, l’ultima: se e quando proprio non se ne potrà fare a meno.
Anni fa ho fatto una scelta: azzardata, forse, sicuramente impopolare, sicuramente fastidiosa, sicuramente poco simpatica, sicuramente non apprezzata. Ho scelto di lavorare part time. E di lavorare, soprattutto, la mattina: quando il lavoro, invece, nelle redazioni, comincia a svegliarsi alle undici.
E… beh: e questa è una delle poche scelte della mia vita che davvero non cambierei e non scambierei con nulla.
Essere all’uscita dalla scuola dei miei figli ogni giorno, pronta ad accoglierli e ad ascoltare il fiume in piena dei loro racconti, che alla sera non avrebbe la stessa intensità, che quattro ore dopo sarebbe stanco e già sbiadito.
Litigare con i miei figli per le coniugazioni dei verbi, aiutarli per un pomeriggio intero a mettere giù il primo bigliettino per la ragazza del cuore, dividere con loro la merenda, gioire per ogni loro gol mentre li si guarda a bordo campo durante i loro primi allenamenti di calcio.
Leggere un libro sereni, nel lettone insieme, ogni sera, perché la giornata è davvero finita lì e non c’è un altro mucchio di cose da fare che il giorno aveva troppe poche ore per poterle smaltire tutte.
Ecco: questo non ha prezzo.
Soprattutto, poi, se “il prezzo” sarebbero un cinquecento euro scarse al mese in più.
Che non valgono cinque ore al giorno della vira dei miei figli.
E che andrebbero comunque girate più o meno pari pari a qualcuno che si occupi di fare la mamma al posto mio.
E se questo significa essere meno apprezzata, essere etichettata come “quella che tanto lavora solo la mattina”, essere guardata un po’ storta, essere accompagnata e sospinta verso l’uscita ogni volta che ne capita l’occasione… beh: va bene così.
Io sono contenta lo stesso.
Io so di avere sempre lavorato nel migliore dei modi, o comunque pretendendo il massimo da me stessa. E le soddisfazioni e  i complimenti non sono mancati.
So anche di avere rifiutato, alle volte, cambi di orari dell'ultimissimo minuto, o trasferimenti di mesi a centinaia di klometri di distanza, questi sempre.
Ma non scambierei la mia vita per il lavoro: mai.
Né accetterei mai che si confondessero i ruoli: si lavora per vivere, io non concepisco il fatto di vivere per lavorare.
Anche se poi chi lo fa, è chi ottiene di più. …Lavorativamente parlando.
Umanamente parlando, invece, sono di solito quelli che dalla vita hanno zero.
Io per questo 2012 mi auguro… di trovare impacchettato un bel lavoro tutto nuovo. Che mi permetta di lavorare (felicemente) per vivere. E di godermi la mia vita, di godermi anche il mio lavoro, di godermi tutto il resto.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Ciao ti ho trovata grazie al commento sul mio blog. E devo dire che questo tuo post capita giusto giusto. Oggi sono stata chiamata per lavorare in un'agenzia di milano, ma ho dovuto rinunciare per l'orario improbonibile. Come te ho fatto una scelta e la scelta è mio figlio.
Ciao Elena

Anonimo ha detto...

Anche io vorrei un lavoro nuovo e soprattutto part-time!!!! Nell'azienda in cui lavoro non è concesso a mamme con figli in età superiore ai tre anni .... bastar...

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