Per mercoledì è previsto un incontro al vertice: io e la maestra di mio figlio, che mi ha convocato a colloquio.
Conosco molto bene il motivo, perché era ben scritto sulla pagella della scorsa settimana: è la discrepanza di impegno tra le cose svolte in classe e quelle da fare a casa. Buono n classe, insufficiente a casa.
E questo è... un dato oggettivamente reale. Niente da dire.
Quello che mi piacerebbe che provasse ad analizzare la maestra è anche tutto il contorno, quello che fa parte della vita dei bambini che tutti giorni si svolge anche fuori dalla scuola.
Mio figlio ha una grossa passione per il calcio, ama nuotare, ama tutti gli sport in genere, ed è anche moto orgoglioso di essere stato convocato a cantare nel coro di una musicista.
Sono cose che gli impegnano, ovviamente, del tempo.
Ma sono... passioni. Passioni in cui lui mette l'anima.
Lui, così come i suoi altrettanto minuscoli compagni di squadra, è pronto a uscire di corsa nella neve pur di rincorrere un pallone. A sbucciarcisi le ginocchia. A picchiare la testa contro ogni sbaglio per poi ricominciare da capo e farlo meglio.
E sono passioni che per me è importante che vada avanti a coltivare: sono quelle che forse nell'età dell'adolescenza lo faranno impegnare in qualcosa e lo terranno lontano dalle panchine dove troppo spesso vedo ciondolare, ogni giorno e per tutti i giorni, troppi ragazzi senza nulla da fare.
E sono passioni che non mi sento ma soprattutto non voglio ostacolare.
Il rendimento di mio figlio è calato dalla prima elementare a oggi che è in quarta. Era partito con una sfilza di nove e a oggi ha un buon numero di sette e otto e qualche nove.
Non è il secchione della classe, è vero.
Potrebbe sicuramente dare di più se dedicasse tutto il suo tempo interamente a questo, è probabilmente vero anche questo.
Però... però io credo che si possa e si debba bilanciare entrambe le cose, la vita scolastica e tutto quello che c'è fuori. Che a parere mio è altrettanto importante.
Ho un'amica, che per scelta vieta da sempre la televisione ai suoi bambini, i videogiochi, e via dicendo, che sostiene che invece fino a che il rendimento scolastico non sia al massimo, io dovrei togliergli tutto il resto.
Io invece credo che la vita sia fatta di doveri, così come però DEVE essere fatta anche di soddisfazioni personali.
Può essere che sarei soddisfatta io, creando un robot, ma... ma non credo sarebbe soddisfatto lui.
E io sono del parere che l'importante sia questo.
Se poi mio figlio, come mi diranno, potrebbe fare otto a scuola e invece si limita a fare sette perché ha anche altre passioni per la testa... per me va bene così.
Se e quando quel sette diventerà un cinque, allora ci sarà un problema e ci si fermerà per risolverlo.
Ringrazierò la maestra, che è comunque molto brava e che da l'anima nell'insegnamento, ma proseguirò per la mia strada.
E continuerò a non fare come fanno molte mamme dei suoi amici: continuerò a non rincorrere a destra e a manca per le altre case i compiti da fare se mio figlio si è dimenticato un libro, pur di "rattoppare" i suoi errori perché abbia un buon voto alla fine. Se ha dimenticato il libro, non farà l'esercizio, come è sempre stato, e prenderà la nota che si è meritato.
ma almeno (forse) nella vita imparerà a prendersi le sue responsabilità
A me piacerebbe crescere un ometto che sappia occuparsi di se stesso, che non si aspetti di essere servito e riverito, che il giorno che avrà una moglie che rientra dal lavoro alla sua stessa ora, sia perfettamente in grado di prendere in mano una padella e preparare la cena.
Perché se devo mettere sulla bilancia la soddisfazione mia nel vedere tutti nove sulla sua pagella, o la sua di quando si renderà conto che gli è stato insegnato a cavarsela benissimo da solo... il mio piatto scende da questa parte.
Poi magari sto sbagliando, come sbaglierò, con loro, altre mille volte.
Ma solo il tempo, credo, mi potrà dare torto o ragione.